Il testo della lettera che ho spedito al quotidiano locale "Il Gazzettino" il 15 maggio 2011 e che è stata pubblicata anche nell'edizione nazionale cartacea. In seguito ho ricevuto diversi commenti di appoggio alle mie osservazioni, anche da dipendenti dell'ospedale e da persone pur contrarie all'interruzione di gravidanza, compreso un noto sacerdote.

L'ultima volta che sono stato all'Angelo, sei anni dopo l'invio di questa missiva, il cartello era ancora presente, seppure un po' meno appariscente. Peccato.

Recentemente mi sono recato all'ospedale dell'Angelo per ritirare dei referti. Avendo del tempo a mia disposizione ho deciso di fare due passi per la hall e mi sono soffermato di fronte alla sala adibita a cappella. Ho subito notato la bacheca degli annunci, praticamente tutta occupata da manifesti di vari movimenti per la vita che portavano avanti la loro legittima battaglia contro l'aborto. Confesso di essermi chiesto se l'intero spazio dovesse essere per forza usato dai movimenti per la vita! Eppure la nostra Chiesa veneziana è in grado di esprimere solidarietà e aiuto ai malati in molte forme che credo meriterebbero un po' di spazio in una cappella all'interno di un ospedale.

Non è però tanto di questo che voglio parlare, quanto del cartello alla sinistra dell'ingresso. Contiene gli orari delle funzioni, un'informazione preziosa per molti malati e loro familiari. Eppure proprio qui si parla di un'iniziativa che non può non colpire al cuore chi cerca sostegno e preghiera in un momento difficile. Nella chiesa dell'ospedale dell'Angelo si celebra la Messa per i bambini "uccisi dall'aborto" e per i loro genitori.

Sconvolgente. Ha pensato, chi ha voluto questa celebrazione, che all'Angelo si recano persone magari obbligate ad abortire per motivi terapeutici? Ha pensato ai medici oppure a familiari che magari già mal digerivano un aborto e che fin dalle mura dell'ospedale avranno di che litigare con la parente che ha fatto o ha dovuto fare questa scelta?

Ben venga una Messa per ricordare i bambini sofferenti o deceduti, anche in seguito ad aborto, ma proporla così, in questi termini, a me pare un'inutile polemica e auspico con questa mia di sensibilizzare la direzione sanitaria affinché proponga alla chiesa veneziana di rivedere i termini di questa liturgia, perché la cappella dell'ospedale sia per chi la frequenta un luogo di preghiera, conforto e avvicinamento o riavvicinamento a Cristo, non di divisione e polemica che certo non aiuta i malati.

Gabriele Favrin